In illo tempore
Interpreti
Interpretazione
In illo tempore
Alia Musica nasce nel 1975 a Milano con lo scopo di dare vita ad un centro aperto a quanti, pur attraverso esperienze diverse, fossero interessati ad affrontare lo studio e l’interpretazione della musica del medioevo. Alcuni di noi venivano dal Conservatorio o dalla Scuola di paleografia di Cremona, altri dallo studio o dalla pratica delle musiche di tradizione orale.
L’attività di Alia Musica si riferisce a un periodo relativamente breve fra il 1975 e il 1987 e si è sviluppata sostanzialmente in due direzioni parallele: l’attività dell’ensemble (una settantina di concerti di cui 15 all’estero nei più importanti festival di musica antica, pubblicazione di un disco (LP), registrazione di due trasmissioni televisive in RAI, realizzazione di rubriche radiofoniche, rassegne, seminari, stages, lezioni-concerto nei Centri Sociali e nelle Università) e la realizzazione del “centro di sperimentazione musicale” di via Conte Rosso a Milano (luogo di confronto e scambio, punto di riferimento per appassionati e studiosi - all’interno del quale si sono tenuti corsi e seminari coordinati da importanti musicologi italiani e stranieri).
E’ il caso di ricordare che in quegli anni si delineava una tendenza che, a partire da gli studi storiografici, dava vita ad un vasto movimento di ricerca sulla storia delle mentalità, dei funzionamenti economici, dell’immaginario, dei costumi. Questa nuova prospettiva coinvolgeva anche gli studi musicali sul medioevo e metteva in relazione terreni di ricerca apparentemente distanti quali la semiologia gregoriana, l’etnomusicologia, l’organologia allargando in tal modo il nostro orizzonte e fornendoci nuovi strumenti di indagine.
Infine le esecuzioni di musiche medievali che abbiamo potuto ascoltare in quegli anni, per quanti limiti potessero avere, hanno avuto il merito di incoraggiarci a sperimentare nella pratica un linguaggio musicale così ricco di suggestioni: anche a costo di procedere per tentativi piuttosto che restare ancorati al polveroso accademismo che allora dominava nei Conservatori e nelle Università.
Questo era il clima che si respirava “in illo tempore” e ci sembra che, dall’inizio degli anni ’90 a oggi, l’interpretazione della musica del medioevo non abbia avuto esiti particolarmente significativi e comunque inferiori a quanto fosse lecito aspettarsi.
Da qui la nostra scelta di mettere a disposizione di quanti abbiano interesse ad utilizzarli per le loro ricerche i lavori che hanno caratterizzato l’attività di Alia Musica: si tratta di lavori finalizzati all’esecuzione, traduzioni di testi, registrazioni di lezioni e conferenze, analisi di melodie sia del repertorio liturgico che profano, programmi, trascrizioni, files audio/video, insomma un archivio che ci auguriamo possa essere utilizzato, aggiornato e arricchito di nuovi contributi.
Interpreti
È dall’incontro di Fabio Soragna con Silvio Malgarini, avvenuto nel 1975 alla facoltà di Filologia e Paleografia Musicale di Cremona, che nasce un “gruppo di studio aperto” sui temi della notazione, della trascrizione e dell’esecuzione della musica medievale.
Ne hanno fatto parte Febo Guizzi, a quel tempo allievo e collaboratore di Roberto Leydi, Riccardo Grazioli e Giuliano Prada - membri dell’Almanacco Popolare, formazione diretta da Bruno Pianta e Sandra Mantovani - Francis Biggi, liutista e Piergiorgio Lazzaretto, cantante esperto nel repertorio sacro medievale.
Formazione 1979:
Fabio Soragna canto, santur, flauti diritti, ance
Piergiorgio Lazzaretto canto, organistrum
Francis Biggi canto, oud, saz, liuti, strumenti a pizzico
Alexandre Regis canto, zarb, naqqara, bendir, darabouka, percussioni
François Bedel zarb, darabouka, percussioni
Giuliano Prada flauti diritti e traversi, ance, gaita gallega
Riccardo Grazioli ghironda, viella
Gerard Lesne controtenore
Brigitte Lesne canto
Patrizia Bovi canto
Formazione 1983:
Fabio Soragna canto, santur, flauti diritti, ance
Piergiorgio Lazzaretto canto, organistrum
Francis Biggi canto, oud, saz, liuti, strumenti a pizzico
Alexandre Regis canto, zarb, naqqara, bendir, darabouka, percussioni
Bedel zarb, darabouka, percussioni
Marco Ferrari canto, flauti diritti, flauto doppio, ney, launeddas, ance, tromba naturale
Sigrid Lee canto, viella, ribeca
Ulrich Pfeifer canto, symphonia, tromba naturale
Partecipazioni occasionali
Cantanti solisti:
Anne Auffret, Sabine Azema, Marco Beasley, Renzo Bez, Ettore Brufani, Josep Cabré, Fu Chu-Huang, Christian Chauvot, Richard Jones, Hervé Langlois, Fabrizio Leoni, Marcel Pérès, Stefano Pilati, Umberto Rinaldi, Elisabetta Sironi, Enrico Volontieri, Willem de Waal
Parti corali:
Dario Betti, Elisabetta Dalle Rive, Mariangela Gasperini, Giancarlo Maniga, Paola Mayer, Silvia Motta, Francesca Oliva, Flavia Ponzi, Laura Talamone, Silvano Turrina, Lisa Volontieri
Strumentisti:
Robert Barto liuto, Maurizio Bianchini percussioni, Maurizio Mingardi viella, Mauro Pagani viella, Mauro Palmas launeddas, Roberta Rossetti viella
Attori:
Luciana De Lauretis, Giorgio Ostini, Flavio Sala
Attori e Comparse:
Michele Abate, Raffaella Bellossi, Daniele Conti, Dario Ghislandi, Antonio Dalle Rive, Patrizia Pozzi, Susanna Perazzoli, Cristina Perazzoli
Tecnici di allestimento della Nobilissima Parte de sopra di Assisi:
Lucio Biondi, Enrico Dionigi, Ermanno Vignati
Grafici/Illustratori:
Anna Viganò, Desideria Guicciardini, Orietta Castelli
Interpretazione
Per meglio comprendere le scelte interpretative dell’ensemble Alia Musica è importante tenere presente che il gruppo si era formato a Milano, a metà degli anni Settanta.
A quell’epoca il repertorio medievale sacro in latino e in volgare era eseguito da corali maschili, spesso legate alla Chiesa, interpretazioni a cappella o accompagnate dall’organo che armonizzava la melodia cantata. In Conservatorio la musica antica - quella rinascimentale, orgoglio della Storia della Musica italiana - era confinata nella classe di Canto Corale ed eseguita secondo l’estetica vocale dell’Ottocento. Tra Verdi o Fauré ci scappava, purtroppo senza alcuna differenza stilistica, anche una polifonia di Monteverdi, o di Palestrina: lezioni grige, prove estenuanti e risultato musicale complessivo modesto.
Per chi, come noi, era attratto dalla musica antica, erano momenti di sofferenza. Eravamo critici nei confronti del corpo docente, troppo legato a una vecchia scuola, non aggiornato e quindi incapace di inquadrare correttamente periodi storici così lontani e di proporre sonorità adeguate, nel rispetto degli stili e delle forme.
Difficile aspettarsi qualcosa di diverso da chi, in cattedra, considerava e illustrava i repertori antichi riducendoli ai “primordi” dell’arte musicale, ai “primi vagiti” della futura espressione artistica.
L’impiego degli strumenti antichi era completamente ignorato e le Università, che offrivano corsi specifici di alto livello, favorivano unicamente l’approccio teorico, presentandolo come l’unico serio e percorribile. Ogni altra ipotesi interpretativa pratica era ostacolata poiché considerata fantasiosa, non attendibile, quindi inutile e fuorviante.
Il repertorio profano - pensiamo all’Ars Nova e il Trecento - cantato da rassicuranti voci impostate secondo l’estetica dell’Ottocento, veniva talvolta accompagnato da suonatori che utilizzavano strumenti prodotti in serie: flauti, bombarde, liuti, vielle - in quegli anni il nostro mercato fu invaso dai marchi di industrie inglesi, tedesche, olandesi.
L’ossessione per gli “strumenti originali” era il comune denominatore di molti gruppi: chi utilizzava in concerto il maggior numero di strumenti (non importa come) diventava leader incontrastato di questa nuova dilagante tendenza. In sostanza, negli anni Ottanta la musica antica pre-barocca era ormai diventata commerciale, una nuova moda che, rivolgendosi al pubblico più giovane e quindi meno colto, appagava una crescente domanda di nuove sonorità.
Una importante svolta in questo panorama ci venne dagli interpreti di musica Barocca come Emilia Fadini, come Laura Alvini nella Civica Scuola di Musica, il cui lavoro fu illuminante e suggerì nuove metodologie di studio per affrontare i repertori più antichi.
Altrettanto significativo fu il confronto con Angelo Paccagnini, docente di Musica Elettronica al Conservatorio e direttore di un ensemble di musica antica, uno dei pochi a interrogarsi e a studiare l’intonazione delle scale antiche e l’accordatura degli strumenti.
L’ensemble Alia Musica, uno tra i primi gruppi in Italia a interpretare la musica medievale unendo la pratica vocale alla pratica strumentale, è riuscito in pochi anni a definire e proporre uno stile esecutivo proprio.
Nel centro di sperimentazione sulla musica medievale che avevamo creato a Milano promuovevamo momenti di studio collettivo, organizzavamo seminari e incontri con esperti italiani e stranieri, avevamo avviato una raccolta di documenti e segnalazioni di archivio, di informazioni di carattere organologico, paleografico ed etnomusicologico, di contributi relativi alle circostanze che avevano determinato o condizionato le forme musicali e la loro prassi esecutiva.
L’abbandono delle trascrizioni moderne è stato un passo importante. Per la lettura della musica “a partire dagli originali” è stato per noi fondamentale l’incontro con Marie-Noëlle Colette (docente all’École Superieure des Hautes Études di Parigi) e con Dominique Vellard (cantante, direttore dell’ensemble Gilles Binchois), entrambi esperti di semiologia gregoriana secondo i dettami di Dom Eugène Cardine.
Non meno importanti sono stati gli studi di Nino Pirrotta, Paul Zumthor, Marcel Pérès, Roberto Leydi e altri, volti ad affrontare le problematiche inerenti al rapporto scrittura - tradizione orale.
In primo luogo è stata decisiva la scelta di cantare con voce non impostata, indirizzando lo studio verso tecniche vocali presenti nei repertori di tradizione orale (Italia centro-meridionale e isole) come in quelle dei canti liturgici più antichi, quali il canto copto o quello siriaco. Per l’uso degli strumenti ci siamo affidati agli insegnamenti di suonatori virtuosi appartenenti alla tradizione mediterranea (launeddas, gaita gallega, flauti di canna, ribeca, ciaramella) e medio-orientale (oud, saz, ney, zarb, darabouka), capaci di focalizzare quelle sonorità che noi ritenevamo più vicine alla timbrica e al gusto dell’epoca medievale.
Alia Musica ha avuto il merito di indicare nuove vie, proponendo un uso sostanzialmente nuovo di alcuni strumenti come il tamburello italiano, i flauti policalami e gli strumenti a plettro e ad arco, originando una vera e propria scuola interpretativa seguita più tardi da altri gruppi, italiani e stranieri. È stato altresì importante il rapporto con liutai specializzati, incaricati di ricostruire copie di strumenti non più in uso (viella, organistrum, symphonia), partendo da miniature di codici, da quadri, da affreschi.
L’aspetto più originale e innovativo dell’esperienza di Alia Musica è stato, in sintesi, quello di aver capito l’importanza di mettere in relazione tradizioni culturali diverse: quella ecclesiastica (sacra), quella profana (che troverà nella poesia e nella musica trobadorica la sua più alta espressione) e quella riconducibile a sistemi di composizione orale.
